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Aprile 2018

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La nascita della prima Land Rover | Come Land Rover ha affrontato spedizioni scientifiche ed intrepide avventure | L’editor di GQ, Dylan Jones, parla di ispirazione con il nostro Chief Design Officer Gerry McGovern | Quale sarà l’impatto dei veicoli elettrici e connessi | Affrontare i 999 gradini della Porta del Paradiso in Cina

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UN MONDO DI AVVENTURE Le spedizioni a cui hanno partecipato le prime Series Land Rover e i primi Defender potevano anche essere state ispirate dalla ricerca scientifica, ma nei decenni sono stati soprattutto lo spirito dell’avventura, il coraggio e la resistenza – la volontà di provare, semplicemente, che una cosa poteva essere fatta – ad avere spinto nuove generazioni di esploratori a superare i limiti e a raggiungere notevoli traguardi. In piedi attorno a un falò, nel territorio innevato del castello di Eastnor, vicino Ledbury, abbiamo la grande opportunità di parlare con un gruppo selezionato di persone che conosce lo spirito d’avventura più di tanti altri: Iain Chapman, partecipante e Managing Director del Camel Trophy per un decennio, Simon Day e Niki Davies, ovvero le menti dietro al suo successore, il G4, e Phil Jones, istruttore senior per Land Rover Experience. Sono venuti qui a Eastnor per ricongiungersi alle auto che hanno imparato ad amare e a considerare come partner di fiducia nel corso degli anni. Iain Chapman è uno scozzese forte e di poche parole, un ex militare e sommozzatore ampiamente conosciuto per essere uno degli expedition leader di maggiore esperienza al mondo. Comprensibilmente è orgoglioso ancora oggi del fatto che il Camel Trophy sia considerato da molti come l’evento-avventura su ruote per eccellenza. “Il percorso che avevo ereditato prevedeva un’avventura da 1.000 miglia, ma poco dopo iniziammo a fare tragitti di 1.600 miglia”, dice sporgendosi dal finestrino dell’ormai iconica Sandglow Discovery 1 (mantenuta al suo aspetto originale con le decalcomanie gialle e nere del Camel Trophy), un'auto che, per molti, è diventata sinonimo della gara stessa. “Le macchine erano all’altezza del percorso, i concorrenti l’amavano e la stampa ne andava pazza. L’avventura divenne la norma”. Il Camel Trophy, lanciato nel 1980 con l’attraversamento da parte di tre team tedeschi della nota Transamazonica Highway, sarebbe diventato famoso come “le olimpiadi dei 4x4”. Era una gara che premiava il lavoro di squadra e la resistenza e che portava i suoi partecipanti in alcuni dei luoghi più inospitali del mondo. La sfida era spingere sia le capacità umane che quelle automobilistiche oltre i limiti. Non sorprende dunque che Land Rover vi vide dei valori in comune e decise di sponsorizzare l’evento del 1981. A Chapman venne chiesto di prendere in carica la gestione della gara nel 1987 e rimase a sovraintenderla per più di dieci anni. In quasi tutti i Paesi che ha visitato per arrangiare gli eventi, ha sfruttato i canali militari, per i quali il suo passato gli fu prezioso. Qui sopra: un’immagine del Camel Trophy indicativa del perché l’evento è passato alla storia come l’avventura su quattro ruote più emozionante di tutte. Sopra, a destra: L’Event Director del G4 Niki Davies, il Direttore delle gare e della logistica del G4 Simon Day e l’istruttore senior per Land Rover Experience Phil Jones sono tutti stati ampiamente coinvolti negli eventi del Land Rover G4 Challenge del 2003 e del 2006 “I contatti sono anche stati creati tramite i canali diplomatici, spesso a livello di Primo Ministro”, ricorda. “E se non avevano riscontro, il contatto successivo tendeva ad essere il generale militare a capo della regione in questione. Alcuni di quei tipi facevano proprio paura!”. IL GIUSTO MEZZO Nel 1990, il Camel Trophy raggiunse la Siberia, un evento rivoluzionario reso possibile con la gestione di Chapman, non ultimo sfruttando i suoi contatti militari. E non solo. L’anno della Glasnost e della Perestroika vide anche l’introduzione di un nuovo veicolo: Land Rover Discovery. Discovery utilizzò l’esperienza Range Rover per diventare un veicolo fuoristrada estremamente abile. Il Camel Trophy le diede il maggiore palcoscenico mondiale possibile per dare prova delle sue credenziali. E lo fece da subito: arrivando nella remota città siberiana di Irkutsk dopo un viaggio di più di 1.600 chilometri fra le vaste distese innevate della durissima tundra russa, Chapman e la sua squadra si sedettero solo per una riunione prima di volare a casa. Gli ingegneri riportarono che soltanto il 2% delle parti di ricambio del veicolo erano state necessarie; il restante 98% di loro era rimasto intatto, ancora incellofanato come quando fu consegnato dalla fabbrica. E così, dal 1990 in poi, le Discovery avrebbero svolto un ruolo centrale in ciascuna edizione del Camel Trophy, ad eccezione dell’ultima, quella del 1998 a cui partecipò la Freelander. UNA DURA SFIDA Un decennio più tardi il Camel Trophy, dopo un enorme successo, venne interrotto. Tuttavia Land Rover riempì velocemente questo vuoto creando il Land Rover G4 Challenge nel 2003. La prima edizione, a cui parteciparono 16 diverse nazioni, durò più di 28 giorni e si tenne in luoghi come gli USA, il Sud Africa e l’Australia. Il vincitore, il tenace pilota belga Rudi Thoelen, negoziò per rinunciare alla nuovissima Range Rover messa in palio in cambio di due Defender. Il Land Rover G4 Challenge venne gestito con cura, in modo da includere un percorso fuoristrada particolarmente difficile, ma con il minimo impatto ambientale. Inoltre, prevedeva sport outdoor tanto quanto la guida fuoristrada. Nella neve di Eastnor, in piedi di fronte alle Discovery originali color “Tangiers Orange” del G4, l’ex Direttore delle gare e della logistica Simon Day spiega: “Un evento-avventura con un unico sponsor doveva vedersela con varie gare multi-sponsor. Per farcela avrebbe dovuto avere un fascino e un look unico, e sarebbe dovuto FOTOGRAFIA: GETTY IMAGES 60

RIGHT XXXXXX “L’AVVENTURA SOLITAMENTE INIZIA CON UN SOGNO, UN’ISPIRAZIONE O UN CASO DEL DESTINO. L’AVVENTURA È LÌ FUORI CHE TI ASPETTA, ED È UNA COSA SENZA TEMPO” SIMON DAY, DIRETTORE DEL LAND ROVER G4 CHALLENGE essere un sostituto credibile per il Camel. Oltre a dover essere rilevante”. Avrebbe dovuto infine autofinanziarsi e produrre reddito, rivela l’ex Event Director Niki Davies: “Il G4 doveva coprire i costi e sottolineare allo stesso tempo le potenzialità di una gamma divenuta sinonimo di avventura, esplorazioni e scoperte. Sono lieta di dire che ha più che superato questi obiettivi”. La seconda edizione ebbe luogo nel 2006 in Thailandia, Laos, Brasile e Bolivia. Vinse il pilota sudafricano Martin Dreyer, dicendo: “Il Land Rover G4 Challenge è stata l’esperienza più bella della mia vita. Nulla è mai stato così grande. Si è trattato davvero di un’esperienza straordinaria”. La partecipante australiana Alina McMaster aggiunge: “Non conosco altri eventi in cui venga fatto tutto questo genere di cose, c’è una tale varietà. È stata una gara perfetta”. LO SPIRITO SOPRAVVIVE NEL TEMPO Oggi lo spirito avventuroso di Land Rover rimane vivo, come dimostrato dalle proposte mondiali di Land Rover Experience. Ma i tempi sono maturi per il ritorno del “puro” evento all’insegna dell’avventura? Iain, Simon e Niki credono di sì. “Vedo sicuramente un futuro per un evento come il Camel Trophy, ma basato sulle persone, su un obiettivo oggettivo, e supportato da un veicolo 4x4. Il futuro è nelle persone, con l’aiuto di una macchina”, dice Iain. È rincalzato da Niki, che oggi coordina le attività del brand Jaguar Land Rover UK. “L’avventura è più rilevante oggi di quanto non sia mai stata prima”, dice. Simon, che ora gestisce un’agenzia di eventi di successo, aggiunge: “L’avventura non è qualcosa di estremo; solitamente inizia con un sogno, un’ispirazione o un caso del destino. Succede qualcosa, qualcosa viene conquistato e nasce così una storia. L’atto finale è nel raccontare quella storia, nel condividere o mantenere segreti quei momenti che ti riguardano, che ti cambiano, e che definiscono te e i tuoi compagni. L’avventura è là fuori che ti aspetta, ed è una cosa senza tempo”. Oggi è come se le gare non fossero mai giunte a termine e si avverte un briciolo di nostalgia nell’aria. Il gruppo sembra pronto a saltare di nuovo a bordo delle macchine e a ricominciare tutto. L’avventura, si direbbe, non è mai finita. SCOPRI DI PIÙ Su queste spedizioni straordinarie e sulle avventure relative. Cerca “Legends Reunited - Land Rover 70th Anniversary” su YouTube, oppure visita il sito http://bit.ly/LandRover70 UN’AVVENTURA A FIN DI BENE L’evento Fifty 50 Challenge, giunto ora al suo 20esimo anniversario, venne ideato volontariamente nel 1998 dai dipendenti Land Rover per festeggiare il 50esimo anniversario della casa. Il suo fine ambizioso era di attraversare 50 Paesi in 50 giorni e di raccogliere 50.000 sterline inglesi per l’UNICEF. Proprio durante l’esclusivo ritrovo di Onelife a Eastnor, l’ex progettista capo di Land Rover Peter Crowley e l’ingegnere Stuart Martin, due dei membri principali della spedizione, hanno rivisto due dei quattro veicoli della Challenge: “Goldilocks”, un Defender 110 (chiamato così per il tono dorato della sua vernice) e “Baby Bear”, uno dei tre primi Freelander che vi parteciparono. Come spiega Stuart Martin: “Si erano offerti volontari 31 colleghi per prendervi parte, e dopo mesi di lunghissime preparazioni riuscimmo a farla partire. Alla fine abbiamo raccolto più del doppio del nostro target iniziale per l’UNICEF e siamo riusciti a visitare un totale di 56 Paesi. È stato un modo davvero umano di festeggiare il 50esimo compleanno di Land Rover, ed è anche stata un’autentica avventura!”. 61

 

LAND ROVER MAGAZINE

 

Land Rover Magazine narra le storie provenienti da ogni angolo del mondo che esaltano la forza d'animo e l'esigenza di spingersi oltre qualsiasi confine, Above and Beyond.

In questo numero Nuova Defender è messa alla prova da due giovani appassionati di avventura che si accingono a esplorare il Polo Sud. Inoltre, per celebrare il cinquantesimo anniversario di Range Rover, andremo alla scoperta di Dubai. Volgeremo poi lo sguardo verso nuovo orizzonti per incontrare i progettisti impegnati nello sviluppo di tecnologie in grado di cambiare il futuro di tutti noi.

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